SAUBERE ENERGIE AUS WASSERKRAFT

Das Wasser ist ein freundliches Element -
für den, der damit bekannt ist und es zu behandeln weiß.
Johann Wolfgang von Goethe*1749 †1832

Enerpass Konsortial GmbH – Energie Passeier für Saubere Energie – Südtirol – Italien

L’INIZIO DEI LAVORI

Nell’autunno 2006 iniziarono i lavori, quantunque l’affidamen- to avesse suscitato grande attesa. Ci si chiedeva, chi avrebbe presentato le offerte per la galleria, che era l’incarico di gran lunga più grande.
I lavori di perforazione furono aggiudicati alla ditta Seli di Roma, gli interventi con gli esplosivi furono commissionati alla ditta Edilmac di Bergamo.

Gran gioia suscitò la decisione di assegnare gran parte dei lavori a ditte locali.

Per la realizzazione della galleria di derivazione vennero inizi- almente utilizzati gli esplosivi, poi la galleria venne rivestita di tubi in acciaio, il pozzo fu scavato invece con la procedura del „raise-bore“ e successivamente rivestito di tubi in acciaio. Es- plosivi sono stati utilizzati anche per realizzare la parte iniziale della galleria quasi orizzontale che dal pozzo piezometrico por- ta fino quasi a Moso dove è stata assemblata la TBM (la mac- china perforatrice). La parte restante della galleria, 6 km circa, è stata realizzata mediante perforazione e rivestita di elementi conci in calcestruzzo prefabbricati.

DIFFICOLTÀ INASPETTATE
Due sono stati i problemi che hanno creato le maggiori difficoltà: il finanziamento e le infiltrazioni d’acqua inaspettate in galleria.
Per motivi di ordine giuridico la gara d’appalto relativa al finanziamento è stata bandita a livello europeo. La preparazione dei documenti di gara si è resa possibile soltanto grazie all’aiuto di un professore di Venezia e di un esperto di Bolzano, il dott. Heinz Senoner. La procedura richiese alcuni mesi, al termine della quale il finanziamento fu aggiudicato a Banca Intesa in collaborazione con la BTB (Banca di Trento e Bolzano). Di gran lunga più inattese furono le enormi infiltrazioni d’acqua in galleria. Nonostante fossero state eseguite otto perforazioni di prova, queste si erano rivelate otto fori in un pagliaio. Nessuno si sarebbe mai atteso una tale quantità d’acqua. Fino a 400 litri al secondo scaturirono dalla roccia, laddove la roccia era di materiale più friabile la perforatrice rischiava di impantanarsi.

Furono ore e giorni tormentati, la preoccupazione aveva ridotto i nervi a fior di pelle e la speranza aveva quasi abbandonato gli animi.

Significativo è questo estratto dal quotidiano locale: „Che aspetto ha l’interno di una montagna? Ci si immagina una roccia più o meno compatta attraversata da alcune vene d’acqua. Per il resto è una questione alla quale non si pensa più di tanto, fino a quando non ci si imbatte nel problema. Nella fase di preparazione ai lavori di realizzazione della grande centrale erano state eseguite sette perforazioni di prova profonde fino a 300 m, le quali, insieme alle rilevazioni cartografiche di superficie, lasciavano pensare che si trattasse di materiale di buona qualità, intersecato da varie zone dissestate di spessore variabile dove, in fase di formazione, la roccia si era frammentata, la pietra sgretolata, mescolandosi in seguito ad acqua. Le aspettative furono confermate nella prima parte della galleria, la roccia era compatta e la macchina perforatrice (TBM) avanzava di 30 m al giorno. Nel luglio 2007 ci si imbattè in una zona dissestata inaspettatamente ricca d’acqua, che correva parallelamente alla galleria. Le condizioni a volte erano talmente critiche da impedire alla TBM di avanzare anche di un solo metro al giorno.
La gran quantità d’acqua e di detriti fece impantanare la TBM che, per essere liberata, dovette essere scostata di millimetro in millimetro utilizzando una forza di 9000 kilonewton, quando per scalfire la roccia più dura sono sufficienti 5000 kilonewton. Nel contempo l’acqua continuava a fluire all’interno della TBM, costringendo gli operai ad indossare tute da sub per completare il rivestimento in calcestruzzo.

Le condizioni di lavoro erano estremamente dure e richiedevano il massimo sforzo da parte di tutti.

Altrettanto snervante era la consapevolezza che una TBM potesse soltanto avanzare e non indietreggiare.
La fresatrice perfora la roccia, rivestita poi di anelli in calcestruzzo sui quali la testa di perforazione fa presa per spingere in avanti tutta la macchina. Ovviamente il diametro degli anelli in calcestruzzo è minore di quello della testa di perforazione e la macchina non può più tornare indietro. Questa fase è stata la più difficile, sia per l’impegno richiesto, sia per la tensione creatasi. Chi ha partecipato ai lavori di scavo in galleria in queste condizioni comprende lo stato d’animo dei minatori che speravano in un aiuto dall’alto e veneravano Santa Barbara.
Ai primi di agosto del 2007 venne raggiunta la fine di questa zona di dissesto. Da allora c’è stato un netto miglioramento delle condizioni, la roccia è divenuta più compatta e le infiltrazioni sono calate. Parallelamente ai lavori in galleria, dovevano essere approntati i preparativi per il regolare drenaggio dell’acqua presente in galleria. Le opere aggiuntive resesi necessarie per le ingenti infiltrazioni d’acqua hanno avuto un costo di 300.000 euro. Una condotta d’acciaio di 400 mm di diametro venne po- sata per condurre l’acqua presente in galleria fino a Mora , dove è stata trattata in un nuovo impianto di depurazione, decantata in vasche di deposito e ricondotta al Passirio. L’acqua entrata in galleria era priva di sostanze inquinanti, si trattava di mate- riale sospeso come sabbia finissima, rena e argilla, che tutta- via era necessario eliminare. Paradossalmente l’acqua filtrata e ricondotta nel Passirio era più pulita dell’acqua del torrente. La quantità d’acqua immessa doveva essere di norma inferio- re allo 0,5% rispetto all’acqua del Passirio. Un escavatore che lavori nel letto del fiume genera molto più materiale in sospen- sione, senza che questo necessiti un filtraggio“.

L’APERTURA DELLA GALLERIA

Ma anche i giorni peggiori hanno una fine ed il 30 marzo 2008 venne festeggiata l’apertura della galleria a Moso insieme ad un numero indefinito di interessati.
A centinaia si radunarono nella zona sportiva di Moso per partecipare ad uno spettacolo che non si sarebbe ripetuto tanto presto. Su uno schermo gigante installato nel campo sportivo veniva trasmesso la fase conclusiva della perforazione. Con impazienza si attendeva la fuoriuscita della fresa.

Dapprima si sentì il rumore che preannunciava la fuoriuscita della testa fresante, poi caddero alcuni pezzi di roccia ed improvvisamente spuntò l’enorme testa della perforatrice che scaraventava
a parte gli ultimi pezzi di roccia.

Un applauso di felicità accompagnò la conclusione dei duri lavori di scavo condotti per 6 km attraverso la montagna. Visibile era il sollievo provato dai responsabili amministrativi e dalle imprese per il successo dell’impresa portata a termine da uomini della Val Passiria per la popolazione della valle. La tensione si sciolse, il benessere ed il futuro di tutti era stato assicurato e l’avvenimento fu commentato ancora per ore ed ore. Anche gli esperti costruttori di galleria confermarono che in cinquant’anni di lavoro non avevano mai trovato tanta acqua in una montagna, e questo è significativo detto da una ditta che costruisce gallerie in tutto il mondo. Il ringraziamento maggiore va tuttavia alla divina provvidenza che ci ha evitato gli inci-
denti che avrebbero gettato un’ombra sinistra sui lavori. Forse non è rimasta del tutto estranea nemmeno Santa Barbara, la protettrice dei minatori. La sua festa si svolge tutti gli anni a Moso, mantenendo così in vita la centenaria tradizione dei minatori di Monte Nevoso.

Chi lavorava al buio nella montagna da sempre teneva in gran conto l’aiuto offerto dall’alto ed oggi noi abbiamo riscoperto questo aiuto.

Infine l’intera macchina fresatrice, lunga oltre 200 m, si spinse fuori dalla galleria, venne smontata ed estratta dal pozzo con una gru.

 

I LAVORI AGGIUNTIVI

Nonostante ciò le ingenti infiltrazioni non furono prive di conseguenze.
L’anello in calcestruzzo in galleria è dotato, fra i suoi singoli elementi, di una guarnizione, che normalmente è sufficiente per consentire iniezioni di cemento riempitive fra anello e parete rocciosa. L’acqua in pressione obbligò tuttavia a sigillare le fughe fra gli elementi dell’anello, pari a quasi seimila fughe, corrispondenti ad un pluslavoro che fece ritardare i lavori di alcuni mesi. Anche questo lavoro aggiuntivo venne eseguito, l’anello di calcestruzzo venne sigillato col cemento e le parti soggette a forti infiltrazioni vennero rinforzate con la resina. L’opera di presa venne infine realizzata a Moso e predisposta per l’inserimento dell’acqua. Anche il pozzo piezometrico venne completato con l’inserimento degli ultimi tubi di acciaio, saldati e ricoperti di cemento. Un lavoro realizzato anch’esso da una ditta locale.